Ildegarda di Bingen fu anche scienziata e musicista

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Ildegarda di Bingen (1098-1179) è una delle figure più grandi della cultura medievale: per la profondità della visione del mondo e per la poliedricità della sua produzione svetta all’altezza di personaggi come Giovanni Scoto Eriugena, Avicenna, Dante. È stato ormai da anni riconosciuto, dopo secoli di marginalità rispetto alle grandi correnti del pensiero medievale.

Fu una donna autorevole e dal monastero che essa stessa aveva fondato, staccandosi da quello in cui era stata cresciuta, ebbe contatti con le autorità del suo tempo, Papi e imperatori, così come con gli esponenti della vita ecclesiastica e intellettuale e della nobiltà. Viaggiò e, fatto eccezionale per quell’epoca, predicò pubblicamente. Il riconoscimento che oggi le viene tributato coinvolge teologi e filosofi, ma anche musicisti e persone che praticano la medicina naturale: le sue opere contengono stimoli potenti per ripensare l’esperienza complessa dell’essere umano che avverte, nel contempo, l’unità e il dissidio fra corpo e anima, fra sé e il mondo, fra destino individuale e collocazione storica.

Se Ildegarda non fu una “filosofa” nel senso scolastico della parola, nel suo sapere culmina quella “filosofia monastica” e profetica che si basa sulla lettura simbolica della realtà storica e naturale, guida alle cose invisibili mediante le cose visibili. Lettura simbolica, non “irrazionale”: perché una delle idee portanti nelle opere ildegardiane è proprio la valorizzazione della rationalitas umana, scintilla ignea dello Spirito divino, che fa dell’umanità l’opera precipua di Dio e le conferisce la libertà.

 

Michela Pereira, © L’Osservatore Romano 12 maggio 2012

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